Negli ultimi anni si è assistito a una crescita dell’utilizzo dei videogiochi nel trattamento di vari disturbi. In particolare, sono molti gli studi nel campo delle malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Ma questo legame tra tecnologia e salute può avere obiettivi differenti. Alcuni giochi vengono, infatti, creati semplicemente per la raccolta di dati; altri per la prevenzione; altri ancora per la riabilitazione. Qualsiasi sia lo scopo per cui vengono progettati, hanno tutti una cosa in comune: aiutarci a vivere meglio.

Oggi parleremo di Sea Hero Quest: videogioco, sviluppato dal team di Glitchers, che ha raccolto dati fondamentali per la ricerca contro le demenze.

UNA STORIA TUTTA DA RICORDARE

I protagonisti della storia principale sono un padre e un figlio. In passato, hanno girato il mondo sulla loro barca, catalogando una serie di creature marine. Con il passare degli anni, però, il padre è invecchiato, dimenticandosi le meravigliose avventure che hanno vissuto assieme. Spetterà, quindi, al figlio far riemergere i ricordi e le emozioni vissute.

Il funzionamento di Sea Hero Quest è molto semplice. All’inizio della partita vengono mostrati i percorsi che il giocatore dovrà svolgere. Per affrontare il viaggio e vincere le sfide bisogna basarsi solo sulla propria memoria spaziale e procedurale.

La storia può essere arricchita e personalizzata: vengono richiesti al giocatore alcuni dati demografici personali. Questi, tuttavia, non sono obbligatori: chi gioca è libero di scegliere se e quali dati inserire.

COME SEA HERO QUEST HA AIUTATO LE RICERCHE

Oltre ad una versione mobile, è stata sviluppata anche una versione VR. Grazie a questa tecnologia, infatti, è possibile tenere traccia anche dei comportamenti più complessi. Un esempio? L’azione di girare la testa mentre si esplora l’ambiente circostante. Inoltre, è possibile registrare più velocemente ogni azione. Mentre, infatti, sul mobile i dati vengono raccolti ogni 0.5 secondi, sul VR ogni 0.1. Questo ha permesso di raccogliere l’equivalente di 9.400 anni di ricerca in laboratorio in appena 6 mesi!

Ma che cosa hanno suggerito i dati raccolti da Sea Hero Quest? È emerso che la capacità di orientamento si inizia a danneggiare già dai 19 anni. Inoltre, nelle donne il deterioramento tende ad essere maggiore rispetto agli uomini. Ciò è importante dal momento che uno dei primi sintoni delle demenze è proprio la perdita della capacità di orientamento.

Ma questo non è tutto. È stato scoperto come le persone con il gene APOE4 siano più propense a sviluppare una demenza in età avanzata. La presenza del gene è percepibile nel gioco grazie ad alcune scelte meno efficienti che il giocatore può compiere durante il suo percorso.

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