Senior woman using her phone in a park with Chat Yourself

La malattia di Alzheimer non ha una progressione lineare. Il suo decorso si differenzia, infatti, in quattro fasi: inziale, intermedia, avanzata e finale. Questa distinzione si basa su un modello progressivo del decadimento cognitivo: a ogni stadio corrisponde una sintomatologia specifica. Saper individuare la fase corretta serve, ai familiari o caregiver, ad applicare conseguentemente il comportamento migliore.

In particolare, la sintomatologia iniziale si presenta con leggeri vuoti di memoria, piccole difficoltà di attenzione e problemi alla memoria semantica. Nextopera, Young&Rubicam e Italia Longeva hanno deciso di intervenire proprio in questa fase, realizzando un chatbot pensato per questi primi sintomi: Chat Yourself.

IN CHE COSA CONSISTE CHAT YOURSELF?

I “chatbot” sono dei software che simulano le conversazioni umane. In questo modo, agli utenti è consentito interagire come se stessero comunicando con una persona reale. Tendenzialmente sono guidati dall’Intelligenza Artificiale e hanno come principale obiettivo quello di offrire supporto. Da oggi anche a chi soffre di Alzheimer.

Chat Yourself è una vera e propria “memoria virtuale” sempre a portata di smartphone. Questo sistema di messaggistica è in grado di memorizzare le principali informazioni di vita di chi lo usa. Per esempio, è possibile inserire i medicinali prescritti dal medico o indicare il proprio indirizzo di casa. Nel caso in cui ci si dimentichi dove si trovi la propria abitazione o quando prendere le medicine, Chat Yourself arriva in soccorso.

Ma come si scarica? È molto semplice: basta andare sulla pagina Facebook del progetto e cliccare su “invia un messaggio” per aprire la chat di Messanger. In questo modo, viene fornito un link per creare un proprio profilo personale. Prima di poter utilizzare lo strumento, vengono chieste al paziente tutte le informazioni necessarie a fornire successivamente risposte corrette – indirizzo, lavoro, abitudini e via dicendo. In questa fase è consigliata l’assistenza di un familiare o caregiver. A questo punto non resta che fare le domande!

Nonostante offra ai malati un nuovo modo di viversi la malattia, è bene precisare che Chat Yourself non è un presidio medico. Non sconfigge, quindi, l’Alzheimer, ma sicuramente va nella giusta direzione. Giusta direzione che è stata anche confermata dal premio vinto nella categoria “Progetti rivolti a pazienti” degli AboutPharma Digital Awards.

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