Per chi non la conoscesse, Shazam è un’applicazione che permette di riconoscere qualsiasi canzone. Che sia alla radio, alla televisione o in un reel, è in grado di indicarci sia titolo che nome dell’artista. In realtà Shazam nasce nel lontano 2002 come servizio SMS. All’epoca gli utenti potevano identificare i brani componendo un numero e stando al telefono durante la riproduzione del brano. Nel 2008 diventa l’applicazione che tutti noi oggi conosciamo. Recentemente ha festeggiato 20 anni, raggiungendo oltre 70 miliardi di ricerche dal momento del lancio.
Nel 2017, nel Regno Unito, sono arrivate alcune lamentele su un possibile malfunzionamento di Shazam. L’app ha infatti iniziato a funzionare a singhiozzo, dimostrando spesso di non ricordare il titolo della canzone appena ascoltata. Si è trattato davvero di un disservizio momentaneo?
THE DAY SHAZAM FORGOT
La risposta alla domanda è no, non si è trattato di un bug o un malfunzionamento, ma di una vera e propria campagna pubblicitaria dal nome “The day Shazam forgot”. L’obiettivo? Sensibilizzare i più giovani sulla malattia di Alzheimer. In collaborazione con l’ARUK – fondazione Alzheimer’s Research UK – è stato, infatti, simulato il principale sintomo della malattia: la perdita di memoria. In questo modo, gli utenti hanno potuto immedesimarsi nelle lotte quotidiane che le persone affette da questa malattia devono affrontare.
Ma in che cosa consisteva il malfunzionamento? Nel momento di ascolto, l’app non restituiva la canzone, ma continue indicazioni di caricamenti in corso, seguite da frasi come “non credo di ricordarla” o “non ne sono del tutto sicuro”. Al termine, veniva mostrato il messaggio “non siamo riusciti a capirla. Per favore vai più vicino al suono e riprova”. Sempre nella stessa schermata era presente un banner dell’Alzheimer Research con il payoff della campagna “l’Alzheimer distrugge i momenti preziosi”.
A un anno dal suo lancio ha ottenuto risultati straordinari: oltre 2 milioni di impression e più di 5 mila visitatori alla pagina dell’Alzheimer’s Research UK.
ALTRE CAMPAGNE SIMILI
I brand non sono gli unici che realizzano campagne di comunicazione contro l’Alzheimer puntando sull’immedesimazione. Anche l’AMA – Associazione Malattia Alzheimer – per promuovere l’annuale raccolta fondi, ha avviato, nel 2017, una campagna pubblicitaria. Per l’occasione era stata creata una GIF che mostrava una mano nell’atto di scrivere continuamente “donate”. Il copy recitava “non vorremmo più ripeterci”, riferendosi alla ripetizione all’infinito, caratteristica della malattia.
Il riferimento al sintomo ha aumentato l’efficacia del messaggio, dimostrando ancora una volta come anche una semplice GIF possa trasformarsi in uno strumento di sensibilizzazione.
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