Immagine di un occhio con la retina

Il Deterioramento Cognitivo – la perdita di una o più funzioni cognitive – riguarda tre fasi orientate con gravità crescente: invecchiamento, MCI e demenza. Il deterioramento più lieve, MCI, è definito come una patologia neurologica che si manifesta quando le facoltà mentali, pur non compromettendo il normale svolgimento delle attività quotidiane, risultano deficitarie.

I soggetti affetti da MCI presentano un rischio maggiore di sviluppare una qualsiasi forma di demenza, in particolare nei primi 4 anni successivi all’esordio della patologia. Per questo motivo, identificare precocemente l’MCI è fondamentale. E se fosse possibile tramite un semplice esame della retina?

LO STUDIO SULLA RETINA

Uno studio condotto presso l’Istituto San Raffaele di Milano e pubblicato sulla prestigiosa rivista Scientific Reports si è posto come obiettivo quello di riconoscere l’MCI e l’Alzheimer dalla retina. Quest’ultima, infatti, può essere considerata come una sorta di “estroflessione” del cervello, connessa tramite il nervo ottico. Per questo motivo, tramite analisi retinica, è possibile fare considerazioni su ciò che accade nel nostro cervello e, quindi, anche studiare patologie neurologiche.

Presso il Reparto di Neurologia sono stati visitati due gruppi di pazienti con Alzheimer e MCI conclamato. Sono stati sottoposti ad un esame neurologico e ad un’altra serie di esami come risonanza magnetica, elettroencefalogramma e biomarcatori per la proteina beta-amiloide.

A seguito, è stata eseguita una visita oculistica tramite due strumenti specifici:

  1. OCT: simile alla tac ma senza radiazioni, utilizzato per studiare la struttura retinica e i vasi oculari
  2. DVA: per studiare la motilità dei vasi sanguigni

I RISULTATI

Dopo un anno di osservazioni e analisi, i ricercatori hanno raccolto i risultati. È stato osservato, in primis, come i soggetti affetti da queste patologie presentassero una perdita di cellule a livello della retina.

Analizzando, invece, i vasi sanguigni i ricercatori si sono resi conto che i pazienti presentavano una struttura vascolare e un numero di vasi simile ai soggetti sani. Tuttavia, il loro funzionamento era gravemente compromesso.

Inoltre, hanno registrato una stretta associazione tra il carente funzionamento dei vasi retinici e l’aumento della proteina beta-amiloide nel fluido cerebrospinale che, accumulandosi, danneggia i tessuti. Lo studio ha dimostrato questa correlazione per la prima volta nella retina.

Sapendo riconoscere tutti questi elementi, sarà quindi possibile diagnosticare MCI e demenza prima del loro effettivo sviluppo. In questo modo si potrà e andare ad agire sui fattori di rischio per evitarne l’insorgenza.

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