Medico che lavora al pc a distanza usando la telemedicina

Il Ministero della Salute definisce la Telemedicina come “una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle ICT, in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente non si trovano nella stessa località”. Nonostante ciò, va specificato che la prestazione di Telemedicina non sostituisce la prestazione sanitaria tradizionale, ma anzi la integra per migliorare l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza.

Questa branca della medicina è entrata a far parte del Servizio Sanitario Nazionale dal dicembre 2020, anche se le sue radici sono molto più antiche. Il primo ad aver introdotto il termine fu Thomas Bird nel 1970, intendendola come la pratica della medicina senza l’usuale confronto fisico tra medico a paziente.

Nonostante nel corso negli anni la Telemedicina si sia evoluta, le sue finalità sono rimaste pressoché le medesime: diagnosi, cura, prevenzione, monitoraggio e riabilitazione. Soprattutto in campo riabilitativo per malattie come demenze, si assiste sempre di più a ricerche che ne dimostrano la reale efficacia.

I VANTAGGI DELLA TELEMEDICINA …

Un recente studio australiano ha dimostrato la validità della Telemedicina nei trattamenti di persone affette da demenza. La base da cui i ricercatori sono partiti è che, se si utilizzano i mezzi tecnologici giusti, l’assistenza a distanza può risultare più efficace di quella in presenza.

Partendo da questo presupposto, sono stati sottoposti a tecniche riabilitative telematiche 63 pazienti con demenza lieve e moderata. Dopo una successiva analisi dei comportamenti e degli impatti sono stati evidenziati i principali vantaggi. In primis, si è assistito ad un enorme risparmio sia in termini di tempo che di costi. Non solo, ma i pazienti, non dovendo viaggiare quotidianamente per raggiungere le strutture per la riabilitazione, hanno anche ridotto le emissioni, salvaguardando l’ambiente.

Dal punto di vista dei comportamenti si è assistito ad un aumento della voglia di partecipazione, una diminuzione dello stress e a un aumento della curiosità verso gli strumenti.

Anche lato caregiver sono stati riscontrati alcuni vantaggi. Primo tra tutti, il fatto che, attraverso queste modalità di erogazione del servizio, è stato possibile fornire ai caregiver strategie volte a promuovere l’indipendenza della persona con demenza all’interno del contesto in cui vive abitualmente.

… E GLI SVANTAGGI

Dallo studio sono, tuttavia, emersi anche alcuni svantaggi. Il più preoccupante riguarda la socialità: spesso le persone affette da demenza e i relativi caregiver vivono in contesti isolati. Per questo motivo, il rapporto con professionisti acquista più valore se avviene di persona.

Non sono da sottovalutare nemmeno i possibili problemi tecnici. È infatti fondamentale che il percorso riabilitativo sia costante. Infatti, nel momento in cui il paziente non può eseguire la sua sessione di riabilitazione, questa perde la sua efficacia.

Infine, questa metodologia di somministrazione non è indicata per i pazienti con un livello più grave della malattia che, però, solitamente, proprio per la loro condizione, vengono seguiti in presenza da personale specializzato.

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