La fotofobia è un’intolleranza anormale alla luce che porta con sé fastidio e dolore oculare, soprattutto in seguito all’esposizione a una sorgente luminosa. Non si tratta di una malattia, ma di un sintomo collegato ad altre condizioni. Per esempio, è spesso associato all’infiammazione, alla cataratta o all’emicrania.
Anche il Morbo di Alzheimer è correlato alla fotofobia: può, infatti, succedere che il paziente diventi più sensibile a fonti di luce improvvise. Questo, a sua volta, può provocare degli effetti di varia natura.
LA RICERCA DELL’UNIVERSITA’ DELLA VIRGINIA
È stato recentemente dimostrato dall’Università della Virginia, che una maggiore sensibilità alla luce può contribuire al Sundowning – il fenomeno di peggioramento dei sintomi verso il termine della giornata. Inoltre, la fotofobia è in grado di stimolare le interruzioni del ritmo circadiano. Quest’ultimo consiste in una sorta di orologio biologico responsabile dei cicli riguardanti la pressione arteriosa, la temperatura del corpo, il tono muscolare, la frequenza cardiaca e il ritmo sonno-veglia. In particolare, la scarsa qualità del sonno è un fattore di rischio per il Morbo di Alzheimer, dal momento che il nostro cervello, a riposo, si purifica naturalmente dalla proteina beta-amiloide.
Queste nuove informazioni sulle interruzioni dell’orologio biologico possono, quindi, avere un potenziale sia per lo sviluppo di nuovi trattamenti che per la gestione dei sintomi. Da quest’ultimo punto di vista, la terapia della luce è quella più utilizzata.
LA TERAPIA DELLA LUCE
Questo tipo di terapia consiste nel trattamento con una luce filtrata di intensità, pari a 10.000 lux, emessa da una lampada specifica. Nonostante l’alta intensità – che per una luce normale raggiunge i 500 lux – la luce risulta gradevole ed è ben tollerata dall’occhio grazie all’assenza di raggi ultravioletti e infrarossi.
La fonte luminosa deve essere posizionata a circa 50-70 cm dalla persona che non è costretta ad osservare la lampadina in modo diretto, ma può compiere varie azioni come leggere o studiare. Generalmente le sedute si effettuano nelle prime ore del mattino e hanno durata di circa 30 minuti. Tuttavia, ogni caso è a sé e la disposizione di durata e quantità deve essere stabilita da un’accurata valutazione clinica.
Nel caso della demenza, la terapia della luce è in grado di ristabilire il ritmo sonno-veglia e diminuire il fenomeno del sundowning. Ad oggi, tuttavia, non ci sono dati ufficiali sull’efficacia.
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