Sebbene il Parkinson faccia parte dell’insieme delle malattie neurodegenerative, non è una forma di demenza. Questo però non significa che nei pazienti affetti da Parkinson sia escluso il sopraggiungere del deterioramento cognitivo.
Com’è noto, i disturbi tipici della malattia di Parkinson si dividono in sintomi motori (legati al movimento) e sintomi non motori, quali disturbi del linguaggio, disturbi del sonno, ansia, depressione e talvolta comportamenti compulsivi. Insieme a questi sintomi potrebbe manifestarsi il cosiddetto deterioramento cognitivo associato alla malattia di Parkinson.
Si tratta di un disturbo annoverabile fra i sintomi non motori. Può insorgere già nelle fasi iniziali della malattia e può variare da un lieve deterioramento cognitivo fino alla demenza. Diagnosticare questo disturbo è spesso difficile perché i sintomi iniziali più tipici sono spesso confusi con gli effetti collaterali delle terapie assunte per controllare la malattia di base.
Il deficit più comune riguarda le funzioni esecutive e può incidere significativamente sulle attività quotidiane del paziente. Tale deficit può essere legato in modo particolare alla funzione dopaminergica fronto-striatale.
Differenze fra i pazienti con deterioramento cognitivo remittente e progressivo
I disturbi cognitivi legati al Parkinson possono rimanere stabili nel tempo o subire delle variazioni. Pertanto, a partire da un disturbo cognitivo lieve, si può verificare una condizione cognitiva stazionaria, un ritorno a una cognizione normale nel tempo (deterioramento remittente) oppure un progressivo peggioramento (deterioramento progressivo).
Uno studio uscito a marzo 2024 si è proposto di esaminare le caratteristiche di 258 pazienti con profili cognitivi differenti. L’analisi si è focalizzata sulle variabili motorie, non motorie e sui biomarcatori di danno neuronale nel liquido cerebrospinale. Essa è stata effettuata nei primi stadi di malattia e nel lungo termine nel corso di cinque anni. I pazienti sono stati suddivisi in 3 gruppi: cognitivamente normali, con declino remittente e con declino progressivo.
I risultati hanno mostrato le seguenti differenze.
- Il gruppo con declino cognitivo progressivo è caratterizzato da un’età più avanzata, da livelli più bassi di istruzione, dal disturbo del sonno REM e da una maggiore depressione. Inoltre, in questo gruppo è stato riscontrato nel tempo un maggiore declino cognitivo generale e una perdita di volume dell’ippocampo.
- Il gruppo con declino cognitivo remittente ha riportato un deficit olfattivo, mentre a livello cognitivo e di volume dell’ippocampo si inserisce in una posizione intermedia fra i pazienti con declino progressivo e quelli cognitivamente normali. In particolare, è stato rilevato un peggioramento nel dominio cognitivo della memoria.
Tuttavia, nonstante le differenti caratteristiche fra i due gruppi, è importante sottolineare che i pazienti con declino cognitivo remittente non sono esclusi da un successivo peggioramento. Pertanto, essi potrebbero comunque sviluppare la demenza legata alla malattia di Parkinson. Per comprendere determinanti e dinamiche delle funzioni cognitive nel Parkinson occorrono ulteriori dati clinici e biomarcatori a lungo termine.
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