Quando si viene colpiti da un ictus, il percorso riabilitativo è fortemente personalizzato in base alla tipologia e all’entità dei danni subiti dal cervello. Molto spesso, tra le funzioni compromesse dopo un ictus vi è quella del linguaggio, che può essere recuperata attraverso vari tipi di terapie, tra cui anche il canto.
Recupero del linguaggio post ictus: i metodi riabilitativi
Il disturbo del linguaggio più comune derivante dal danneggiamento dell’area deputata a questa funzione è l’afasia. Si stima che il 40% delle persone colpite da ictus sia affetto da afasia. Si tratta di un’alterazione della comprensione o dell’espressione delle parole o degli equivalenti non verbali delle parole. In chi ne è affetto si riscontra quindi una ridotta capacità di comprensione o di produzione del linguaggio scritto o parlato.
Sebbene l’afasia sia un disturbo curabile per la maggior parte dei pazienti, la risposta alle terapie è soggettiva. Di conseguenza, non è possibile stabilire a priori con precisione i tempi di recupero del linguaggio. Il recupero è influenzato da fattori come l’età, la scolarizzazione e soprattutto l’estensione e la gravità della lesione cerebrale.
Tuttavia, risulta di fondamentale importanza la tempestività con cui si comincia il percorso riabilitativo. Se si interviene subito dopo la lesione cerebrale, generalmente si riscontra un miglioramento più rapido durante i primi tre mesi di terapia.
La riabilitazione del linguaggio prevede sedute molto mirate e personalizzate in base alla gravità del disturbo. Per i livelli più gravi sono frequenti gli approcci di tipo linguistico (come la ripetizione di vocaboli) e la terapia di apprendimento tramite stimoli visivi, tattili e linguistici. In questi casi, la terapia logopedica è accompagnata dalla riabilitazione cognitiva.
Negli ultimi anni sono inoltre emerse nuove modalità di trattamento dell’afasia: le terapie di neuromodulazione. In questa categoria rientrano la Stimolazione Magnetica Transcranica (TMS) e la Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS), due tecniche non invasive e indolori in grado di stimolare specifiche regioni cerebrali danneggiate e ripristinarne il funzionamento.
In affiancamento a tutte queste terapie per il recupero del linguaggio in seguito a un ictus, è stata scoperta l’efficacia di un’attività ludica: il canto.
Canta che ti passa… l’afasia!
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Helsinki aveva già scoperto che il canto aiuta il recupero del linguaggio nei pazienti colpiti da ictus. Grazie a un nuovo studio, è riuscito a capire i meccanismi sottostanti di tale effetto riabilitativo.
Per la ricerca sono stati coinvolti 28 pazienti afasici suddivisi in due gruppi: gruppo di canto e gruppo di controllo (sottoposto a cure standard). In tutti i pazienti è stata eseguita una risonanza magnetica all’inizio e una alla fine dello studio.
Dai risultati è emerso che questo tipo di riabilitazione è basato sulla neuroplasticità. Il canto infatti ripara la rete linguistica strutturale del cervello, aumentando il volume della materia grigia nelle regioni linguistiche del lobo frontale sinistro e migliorando la connettività dei tratti nella rete linguistica.
Il canto può quindi essere considerato una forma di riabilitazione complementare a quelle tradizionali. Esso si rivela non solo efficace nel recupero del linguaggio, ma anche economicamente vantaggioso. Le sessioni terapeutiche possono infatti essere svolte nelle unità sanitarie come riabilitazione di gruppo oppure direttamente a casa dei pazienti, che possono cantare coi loro familiari.
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