L’ apnea notturna è una condizione medica spesso trascurata, che tuttavia, a lungo andare, può avere effetti negativi sul cervello e influire sul declino cognitivo.

Si tratta di ripetute interruzioni nella respirazione durante il sonno, che provocano la riduzione della quantità di ossigeno e l’aumento dei livelli di anidride carbonica nel sangue. Gli episodi di apnea notturna sono frequenti in molte persone benché la maggior parte di esse non ne sia a conoscenza.

L’apnea notturna si divide in:

  • apnea ostruttiva del sonno, dovuta all’ostruzione – totale o parziale – delle vie aeree superiori;
  • apnea centrale del sonno, più rara e causata da un problema legato al controllo della respirazione nel tronco encefalico; esso, non rispondendo in maniera adeguata alle variazioni dei livelli di anidride carbonica, non spinge i muscoli respiratori a produrre un respiro più profondo e rapido per espellere il gas in eccesso.

I sintomi dell’apnea notturna comprendono sonnolenza diurna, affaticamento, irritabilità, cefalea mattutina, ideazione rallentata e difficoltà di concentrazione; il russamento è particolarmente tipico dell’apnea ostruttiva.

I fattori di rischio principali dell’apnea notturna sono l’avanzamento dell’età, l’obesità, il fumo, l’abuso di alcol, il sesso maschile e l’ostruzione nasale cronica.

Le complicazioni dovute all’apnea notturna derivano dalla diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue. Le persone affette da questo disturbo del sonno sono esposte a un maggior rischio di ipertensione, fibrillazione atriale, ictus e attacchi cardiaci. Tuttavia, anche il declino cognitivo sembra rientrare fra le possibili complicanze.

L’apnea notturna influisce anche a livello cognitivo

Alcuni ricercatori tedeschi, inglesi e australiani hanno studiato un campione di 27 uomini di età compresa fra i 35 e i 70 anni affetti da apnea notturna (da lieve a grave) ma senza nessun’altra patologia presente. I soggetti, infatti, non erano fumatori o consumatori di alcol e nemmeno obesi. Essi sono stati messi a confronto con un gruppo di controllo, ovvero non affetto da apnea notturna.

Dall’analisi delle funzioni cognitive degli individui sono emerse alcune importanti carenze nei soggetti con apnea notturna. In particolare, essi hanno riportato un funzionamento esecutivo e una memoria visuospaziale più scadenti, oltre a deficit nella vigilanza, nell’attenzione sostenuta e nel controllo psicomotorio e degli impulsi.

Tali deficit cognitivi in precedenza erano stati attribuiti ad alcune co-morbidità dell’apnea notturna, come le malattie cardiovascolari e metaboliche. Questa ricerca ha invece dimostrato che l’apnea notturna, anche in assenza di altre patologie, può essere causa di un declino cognitivo precoce, in quanto influisce sulle funzioni cognitive.

Infatti, il basso livello intermittente di ossigeno e l’alto livello di anidride carbonica nel sangue, i cambiamenti nel flusso sanguigno al cervello, la frammentazione del sonno e la neuroinfiammazione rappresenterebbero i potenziali meccanismi attraverso cui l’apnea notturna favorirebbe il declino cognitivo.

Studi futuri potrebbero indagare l’effettivo ruolo delle co-morbidità nei deficit cognitivi provocati dall’apnea notturna, ovvero se esse abbiano un effetto peggiorativo su tali deficit.

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