Sebbene nessuna forma di demenza sia attualmente guaribile, vi sono delle terapie farmacologiche e non farmacologiche per tenere sotto controllo i sintomi. La degenerazione neuronale causata dalla demenza non può infatti essere bloccata, ma al massimo rallentata e i suoi effetti contenuti. Quali sono le metodologie più efficaci ad oggi utilizzate?
Ad ogni demenza il proprio farmaco
Poiché le demenze agiscono in modalità diverse e si manifestano con un quadro sintomatologico differente, i medicinali utilizzati non sono uguali per tutte.
Ad esempio, l’Alzheimer colpisce in prevalenza il dominio cognitivo della memoria. Per questo motivo, i farmaci impiegati sono gli inibitori dell’acetilcolinesterasi e la memantina, che mirano ad alleviare i sintomi cognitivi.
La demenza frontotemporale, invece, si manifesta soprattutto con disturbi del comportamento oltre che con disturbi del linguaggio, con alterazioni delle capacità di pensiero e in parte disturbi del movimento. I farmaci utilizzati nei casi di demenza frontotemporale sono quindi principalmente antipsicotici e antidepressivi. Essi hanno l’obiettivo è attenuare i disturbi comportamentali, come perdita di freni inibitori e disturbi ossessivi.
Vi sono poi altri trattamenti per le restanti forme di demenza. Ad esempio, per la demenza vascolare, talvolta vengono somministrati memantina e inibitori dell’acetilcolinesterasi insieme a farmaci contro l’ipertensione e contro le condizioni patologiche che favoriscono o accompagnano questo tipo di demenza.
Tuttavia, le terapie farmacologiche non sono le uniche possibilità di trattamento e molti pazienti non rispondono positivamente, necessitando di trattamenti complementari.
Non solo medicinali: il ruolo delle terapie non farmacologiche
Accanto ai trattamenti farmacologici per la demenza, è possibile somministrare le cosiddette terapie non farmacologiche, ovvero un insieme di tecniche e strategie volte a contenere i sintomi della patologia e a rallentarne il decorso. Esse risultano efficaci soprattutto per quei pazienti che tendono all’isolamento e sviluppano una serie di sintomi che difficilmente vengono attenuati da terapie convenzionali.
Fra le principali terapie non farmacologiche vi sono:
- la stimolazione e riabilitazione cognitiva, che è l’unica metodologia in grado di contrastare il deterioramento cognitivo e quindi rallentare il decorso della malattia;
- la Pet Therapy, basata sull’interazione tra animali addestrati e persone;
- la musicoterapia, che consiste nell’ascolto e nell’esecuzione di suoni e melodie;
- la terapia occupazionale, che riguarda lo svolgimento di attività quotidiane, manuali e ludiche con l’obiettivo di mantenere o aumentare l’autonomia e la partecipazione alla vita sociale.
I benefici di questa tipologia di trattamenti ricadono oltre che sull’aspetto cognitivo, anche su quello psicologico ed emotivo, in quanto riducono sintomi psicotici, apatia, stati d’ansia e depressione. Nello specifico, attraverso tali terapie è possibile:
- potenziare e preservare le abilità cognitive;
- favorire il mantenimento delle autonomie funzionali;
- ridurre disturbi psicologici e comportamentali;
- facilitare la socializzazione e le relazioni interpersonali;
- promuovere strategie di compenso della disabilità.
La finalità ultima di ognuna di queste terapie è dunque il miglioramento del benessere e della qualità della vita dei pazienti affetti da patologie inarrestabili.
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