Un gruppo di ricercatori italiani della Fondazione Ebri Rita Levi-Montalcini ha identificato una molecola, l’Anticorpo A13, in grado di bloccare l’Alzheimer.

Rientrando nella categoria delle malattie neurodegenerative, l’Alzheimer è caratterizzato da un processo degenerativo progressivo che distrugge le cellule cerebrali, provocando un deterioramento irreversibile delle funzioni cognitive.

Responsabile della morte dei neuroni è la proteina beta-amiloide, una sostanza neurotossica che si accumula lentamente nel cervello e che, nella fase iniziale della patologia, riduce la neurogenesi.

Come agisce l’Anticorpo A13?

La ricerca è stata condotta su roditori malati di Alzheimer. All’interno delle cellule staminali del cervello dei topi è stato inserito l’Anticorpo A13, che interviene nella fase iniziale dell’Alzheimer. Attraverso il suo meccanismo d’azione, questa molecola neutralizza gli aggregati neurotossici del peptide beta-amiloide.

In questo modo, il processo di neurogenesi viene riattivato, la malattia viene frenata e si ha una sorta di “effetto di ringiovanimento” del cervello. Nei topi è stato infatti osservato che la produzione di nuovi neuroni è ripresa a un livello quasi normale.

Tale studio ha fornito due contributi fondamentali: il primo riguardante la diagnosi dell’Alzheimer e il secondo afferente a un possibile futuro trattamento di guarigione.

Infatti, dal punto di vista diagnostico è stato dimostrato che una diminuzione della neurogenesi rappresenta la fase precoce della patologia, permettendo quindi di identificarne tempestivamente l’insorgenza. Dal punto di vista terapeutico è stata verificata nel cervello del topo l’efficacia dell’Anticorpo A13 nella neutralizzazione delle sostanze neurotossiche alla base dello sviluppo della malattia.

Sebbene questa scoperta rappresenti una speranza per la cura dell’Alzheimer, si è purtroppo ancora lontani dalla guarigione. In primo luogo, occorrerà verificare se il blocco della malattia nei modelli animali perdurerà per almeno un anno. In secondo luogo, la sperimentazione dovrà superare le fasi precliniche affinché possano essere effettuati i test sull’uomo. Non resta che attendere fiduciosi.

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