Negli ultimi anni è aumentato a dismisura l’utilizzo dei dispositivi wearable. Con questo termine si intendono tutti gli oggetti indossabili – orologi, bracciali, occhiali o altro – dotati di tecnologia elettronica e capacità computazionale. Essendo versatili, vengono utilizzati in ambiti molto differenti tra loro. Pagamenti, educazione, fitness, trasporti, intrattenimento e medicina.
Soprattutto negli smartwatch sono state inserite, per promuovere la consapevolezza delle persone nella cura del proprio benessere fisico, sempre più funzioni. Queste consentono, tra l’altro, di tenere sotto controllo la frequenza cardiaca, monitorare la qualità del sonno o rilevare il livello di ossigeno nel sangue. Alcuni modelli sono perfino in grado di registrare un’ECG!
Appare chiaro come questa tecnologia si sia evoluta fino a diventare un oggetto che potrebbe salvare delle vite. Partendo da questa consapevolezza, negli ultimi anni, sempre più ricercatori hanno deciso di utilizzare gli smartwatch come protagonisti dei propri studi. È il caso di una recente analisi che sfrutta alcune funzioni dell’Apple Watch per monitorare i sintomi del Parkinson.
LO STUDIO SULL’APPLE WATCH
Nel 2021, gli ingegneri della Apple, in collaborazione con diversi istituti di ricerca e professionisti del settore, hanno scoperto che l’Apple Watch può rilevare alcuni dei principali sintomi della malattia del Parkinson come le fluttuazioni dei tremori e la discinesia – movimenti involontari della muscolatura.
Per lo studio è stato sviluppato un sistema – il Motor Fluctuations Monitor for Parkinkson’s disease (MM4PD) – che utilizza l’accelerometro e il giroscopio dell’orologio per estrarre i dati. Sono stati, inoltre, forniti Apple Watch a tutte le 118 persone coinvolte nel progetto pilota, in modo da essere monitorate 24 ore su 24.
L’obiettivo principale dello studio era quello di migliorare l’aderenza del trattamento farmacologico del paziente. Il Parkinson, infatti, è una malattia che, oltre a variare nel tempo, si presenta con sintomi diversi da persona a persona. Per adattare e personalizzare le terapie, i medici hanno bisogno di informazioni quotidiane e precise.
I LIMITI DELLO STUDIO
Nonostante i risultati dello studio abbiano dimostrato come effettivamente gli smartwatch siano in grado di aiutare gli specialisti a realizzare una terapia personalizzata, i limiti sono ancora molti. In primis è la tecnologia stessa a provocare problemi. Trattandosi di un oggetto situato al polso, non è infatti in grado di monitorare i sintomi situati in altre parti del corpo o quelli legati all’umore.
In secondo luogo, l’Apple Watch non è in grado di restituire dati sul cosiddetto “fenomeno on-off”. Con questo termine si intendono le fluttuazioni motorie nell’arco di una giornata: momenti di mobilità che si alternano a momenti di blocco motorio, spesso dovuti a dosi di farmaci errati. Infine, il MM4PD realizzato per lo studio, si concentra solo su due dei tanti sintomi che questa malattia porta con sé.
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