Fino agli anni 2000 era diffusa la convinzione che la creatività fosse una dote innata, una caratteristica legata solo ad alcuni individui, nonché un dono impossibile da emulare in chi ne fosse sprovvisto. Dagli anni 2000, invece, le neuroscienze si sono dedicate maggiormente all’argomento, iniziando a considerare la creatività come una caratteristica del pensiero umano.
In particolare, la maggior parte dell’interesse è stato rivolto verso alcune patologie neurodegenerative, quali Alzheimer e Parkinson. Queste malattie, infatti, possono determinare delle modifiche a livello creativo senza che questo rappresenti necessariamente un impoverimento qualitativo del prodotto artistico. Basti pensare a William Utermohlen, pittore statunitense la cui fama postuma è dovuta alla serie di autoritratti realizzati dopo la diagnosi di Alzheimer.
CREATIVITA’ E DEMENZE: LE ULTIME RICERCHE
La ricerca di una correlazione tra curiosità e malattie dementigene si è intensificata alla fine degli anni Novanta, quando alcuni ricercatori hanno riportato il caso di un paziente che ha sviluppato nuove abilità creative nonostante la diagnosi avanzata di demenza. Di notevole interesse è stato anche il caso di una paziente che ha ampliato notevolmente le sue capacità artistiche dieci anni prima dell’esordio della patologia. Creava, infatti, arte visiva trasformando la musica in pittura, convertendo gli stimoli musicali in forma visiva.
In particolare, hanno scoperto come alcuni pazienti che dipingono tendano ad aumentare il grado di astrazione con il progredire della malattia. Questa tendenza è correlata ad un deterioramento delle abilità visuo-spaziali o della capacità semantica di riconoscere gli oggetti, disturbi riconosciuti come caratteristici della demenza.
E NEL MORBO DI PARKINSON?
Anche in altre patologie neurodegenerative come il Morbo di Parkinson sono stati osservati casi di pittori, scultori, scrittori e poeti nei quali il comportamento creativo si rivela dopo l’esordio della patologia. Per esempio, un paziente con Parkinson ha manifestato abilità letterarie pur non avendo mai dimostrato un simile talento in precedenza. Un altro, invece, ha mostrato un aumento compulsivo della sua produzione pittorica dopo la diagnosi, manifestando, inoltre, una sensazione di benessere accompagnata da una riduzione delle limitazioni fisiche.
Molti studi, inoltre, si trovano in accordo nel ritenere che la terapia utilizzata per il Morbo di Parkinson – dopaminergetica – favorisca l’emergere dell’attività creativa. A tal riguardo, uno studio del 2011 ha cercato di comprendere se le abilità creative, manifestate durante la malattia, potessero essere considerate delle capacità innate “risvegliate” dalla patologia o una mera conseguenza della terapia a base di dopamina. I dati raccolti hanno dimostrato come la presenza di nuove competenze creative sia effettivamente correlata all’assunzione della terapia dopaminergetica.
Commenta