Quanto è antica la demenza? Sicuramente sappiamo con certezza quando sono state scoperte e definite le varie forme di questa patologia. Ma ciò che è curioso sapere è se la comparsa della demenza risale a popolazioni del passato, come antichi greci e romani, oppure è più recente.

La scoperta delle varie forme di demenza

La più conosciuta fra le tipologie di demenza è l’Alzheimer, che prende il nome dal neuropatologo bavarese che la scoprì e la descrisse per la prima volta nel 1906, Alois Alzheimer.

La prima paziente a ricevere la diagnosi fu una donna di 51 anni che presentava in particolare il sintomo della perdita di memoria. Tuttavia, il neuropatologo fu in grado di giungere alla diagnosi soltanto dopo la morte della donna, eseguendo un’accurata autopsia. Grazie a questa notò un’evidente atrofia della corteccia cerebrale e la presenza di depositi anomali nel tessuto nervoso.

In seguito allo studio di altri casi, nel 1907 presentò i risultati alla Conferenza psichiatrica di Tubinga. Nonostante il mondo scientifico mostrò un’iniziale diffidenza verso le sue affermazioni, nel 1910 Emil Kraepelin, padre fondatore della psichiatria moderna, definì nel suo “Trattato di psichiatria” una nuova forma di demenza scoperta da Alzheimer, chiamandola malattia di Alzheimer.

Sebbene la storia dell’Alzheimer sia la più nota, questa forma di demenza non fu la prima ad essere scoperta. Fu infatti preceduta dalla demenza vascolare, descritta per la prima volta nel 1894 da Otto Binswanger e definita col nome attuale nel 1902 da Alois Alzheimer.

Alla scoperta dell’Alzheimer seguirono quella della demenza a corpi di Lewy e della demenza frontotemporale. La prima fu descritta nel 1912 da F.H. Levi, il cui nome divenne “Lewy“ nella traduzione dal tedesco. L’identificazione della seconda nel 1982 si deve invece al neurologo e psichiatra ceco Arnold Pick.

Anche gli antichi greci e romani soffrivano di demenza?

Uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease, attraverso un’analisi storica e comparativa, ha cercato di fare luce sul periodo di comparsa della demenza nella storia dell’umanità.

Dall’analisi effettuata sui testi di medicina dell’antica Grecia e dell’antica Roma, è emerso che disturbi cognitivi, come una grave perdita di memoria, erano estremamente rari all’epoca. In particolare, gli antichi greci erano consapevoli che con l’avanzare dell’età potessero sopraggiungere dei problemi di memoria, ma dalle loro descrizioni, nulla che potesse avvicinarsi a seri disturbi cognitivi causati dalla demenza.

Per gli antichi romani è stato invece riscontrato qualche caso di demenza avanzata, in almeno quattro affermazioni. L’ipotesi è che l’aumento della densità delle città romane abbia incrementato l’inquinamento e favorito la diffusione di qualche caso in più di deterioramento cognitivo. Inoltre, anche l’utilizzo dell’acetato di piombo, una neurotossina, per addolcire il vino, potrebbe aver giocato la sua parte.

Come precedentemente riferito, i ricercatori hanno anche effettuato una comparazione. Essi hanno analizzato gli odierni Tsimane Amerindi, un popolo indigeno dell’Amazzonia boliviana che conduce uno stile di vita preindustriale. Dallo studio è venuto fuori che tra gli anziani Tsimane solo l’1% circa soffre di demenza, a differenza dell’11% degli over 65 statunitensi.

I risultati hanno portato i ricercatori a concludere che l’ambiente e lo stile di vita sono fattori determinanti per il rischio di demenza. Essa è una condizione che potrebbe perciò derivare in gran parte da stili di vita e ambienti moderni, caratterizzati da sedentarietà e inquinamento.

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