Si stima che le persone che convivono con una forma di demenza nel mondo superino i 50 milioni. Questo numero è destinato a raddoppiare ogni 20 anni, raggiungendo i 78 milioni nel 2030 e i 139 nel 2050. Ogni anno, quindi, sono previsti più di 10 milioni di nuovi casi, circa uno ogni tre secondi. Andando ad agire, però, sui fattori di rischio – tutte quelle condizioni o comportamenti che aumentano la probabilità di contrarre una malattia – è possibile prevenire il 40% dei casi di demenza.
Ma come capire quali atteggiamenti e stili di vita modificare a scopo preventivo? In questo caso entrano in gioco una serie di modelli di previsioni sviluppati da nutriti comitati scientifici e di ricerca. I più conosciuti sono l’ANU-ADRI ideato in Australia, il CAIDE di provenienza finlandese e il DRS del Regno Unito. Di recente, tuttavia, è stato sviluppato dall’Università di Oxford un nuovo modello previsionale che supera le precedenti opzioni di calcolo.
IL MODELLO UKBDRS DELL’UNIVERSITA’ DI OXFORD
I ricercatori, come oggetto di studio, hanno selezionato due gruppi di persone affette da demenza. In totale, 220.762 pazienti avevano un’età media inferiore ai 60 anni, 2.934 superiore ai 61. Successivamente, è stata compilata una lista comprendente i 28 fattori di rischio più noti. Da questa lista, poi, sono stati identificati e scartati i fattori meno rilevanti, concentrando quindi il punteggio su quelli più forti.
Dall’analisi è emerso che sono undici i fattori più affidabili nella previsione di qualsiasi tipo di demenza:
- Età
- Istruzione
- Diabete
- Depressione attuale o precedente
- Ictus
- Casi di demenza in famiglia
- Svantaggio economico
- Pressione sanguigna elevata
- Colesterolo alto
- Autonomia e indipendenza
- Genere
È stato considerato anche il gene APOE, coinvolto nella produzione di una proteina che aiuta a trasportare il colesterolo e altri tipi di grassi nel sangue. In base, poi, alla combinazione dei fattori di rischio, la probabilità di incidenza aumenta o diminuisce. Per esempio, il rischio stimato per una persona che presenta tutti i fattori indicati è tre volte superiore a quello di una persona della stessa età che non ne ha nessuno.
All’interno dello studio è stato anche suggerito di aggiungere test cognitivi o risonanze magnetiche cerebrali per aumentare l’accuratezza del punteggio del modello UKBDRS.
Commenta