Emma Heming, moglie di Bruce Willis, ha lanciato un appello sui social dopo la morte di Gene Hackman e di sua moglie Betsy Arakawa sull’importanza del supporto ai caregiver. Dopo aver appreso della loro morte il 26 febbraio, Emma ha sottolineato l’importanza di supportare anche i caregiver di persone con malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson. «C’è un malinteso che i caregiver abbiano tutto sotto controllo, ma non è così», ha dichiarato, evidenziando la necessità di aiuto per continuare a prendersi cura degli altri.
Gene Hackman, morto a 95 anni per malattie cardiache e Alzheimer, non ha potuto cercare aiuto dopo la morte della moglie, sua caregiver. Betsy, trascurando se stessa, è morta di infezione polmonare. I loro corpi sono stati trovati giorni dopo, testimoniando solitudine e isolamento.
Il burnout nei caregiver e la necessità di supporto nella riabilitazione cognitiva
Emma Heming è consapevole della fatica di essere un caregiver, poiché dal 2023 si dedica alla cura del marito Bruce Willis, dopo la sua diagnosi di demenza. A differenza di Gene e Betsy Hackman, Emma ha il supporto di una rete solida, che include anche Demi Moore e le figlie di Bruce. Questa esperienza l’ha spinta a sostenere le famiglie in situazioni simili.
Un studio dell’Università di Zurigo su oltre 28.000 caregiver in tre Paesi ha mostrato che il benessere dei caregiver peggiora con il tempo dedicato alle cure, a prescindere dal contesto. Lo studio evidenzia la necessità di discutere politicamente e socialmente il supporto ai caregiver, spesso impegnati nella cura di malattie come Alzheimer e Parkinson. La professoressa Gabriella Pravettoni, in un articolo sul magazine della Fondazione Umberto Veronesi, ha sottolineato l’importanza di riconoscere il burnout e migliorare la qualità della vita dei caregiver, che affrontano anche un impatto emotivo e psicologico.
L’importanza di riconoscere e trattare il burnout dei caregiver nelle malattie neurodegenerative
L’assistenza informale, sempre più necessaria a causa dell’invecchiamento e delle malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson, presenta enormi sfide. Alcuni studi suggeriscono che il caregiving possa dare un senso di scopo, ma altri evidenziano stress emotivo, ansia e una riduzione della soddisfazione di vita. Lo studio svizzero ha rivelato che, con il tempo, i caregiver sperimentano maggiore solitudine e peggioramento della salute emotiva, soprattutto quando la malattia diventa cronica.
Lo studio ha anche evidenziato una differenza di genere: le donne, che storicamente si occupano principalmente delle cure, sono particolarmente vulnerabili, con livelli di ansia, stress e depressione più alti rispetto agli uomini. Questo è dovuto in parte a stereotipi sociali che attribuiscono alle donne una maggiore responsabilità nella cura, creando un carico emotivo maggiore. La professoressa Pravettoni suggerisce di combattere questo bias culturale e distribuire il carico di cura in base alle necessità familiari, non al genere.
Prevenzione del burnout: strategie di supporto nella cura delle malattie neurodegenerative
Il burnout nei caregiver, che si manifesta con stanchezza, cambiamenti nell’appetito, ansia, reazioni emotive e tristezza, è comune. Riconoscere questi segnali è essenziale per chiedere aiuto e prevenire danni alla propria salute e a quella del paziente. È importante prendersi del tempo per sé e chiedere supporto a familiari e amici. Inoltre, il supporto psicologico e l’assistenza domiciliare professionale possono alleviare il carico emotivo e fisico.
In Italia è stata istituita la “Carta dei Diritti del Caregiver”, che raccoglie le richieste delle associazioni per sensibilizzare le istituzioni sul ruolo del caregiver e migliorare le sue condizioni, garantendo supporto e protezione.
Riconoscere il supporto ai caregiver è cruciale per migliorare la loro qualità della vita e alleviare il carico di chi si occupa di malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.
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