Ad oggi, non esistono cure per arrestare il decadimento cerebrale causato dalla demenza. Decadimento che può diventare pericoloso non solo per chi soffre di questa malattia, ma anche per i suoi cari. Per questo motivo è spesso necessaria l’assistenza a lungo termine in strutture specializzate.
Nel corso degli anni, però, gli studiosi si sono resi conto di come il ricovero in queste strutture tenda ad accelerare il decadimento cognitivo dei pazienti e impatti sul comportamento. Uno studio del 2019 ha utilizzato la realtà virtuale (VR) per andare contro questa tendenza.
LO STUDIO SULLA REALTA’ VIRTUALE
Lo studio ha coinvolto otto partecipanti di età compresa tra i 63 e i 69 anni, appartenenti a un ospedale psichiatrico del Regno Unito. L’idea di base era capire quali potenziali benefici le esperienze VR possono apportare a un gruppo di pazienti con demenza, in un ambiente ospedaliero chiuso.
Per 15 minuti ogni paziente aveva la possibilità di esplorare, attraverso il visore Samsung Gear VR1, degli ambienti o delle situazioni a suo piacimento. Da un viaggio in crociera a una passeggiata nel bosco, da un incontro con dei cuccioli alla preparazione di una ricetta, da una partita di calcio a una serata con gli amici in un pub. Quattro ricercatori hanno osservato i pazienti sia durate l’esperienza che dopo, incorporando le rilevazioni con delle interviste semi-strutturate.
PRINCIPALI RISULTATI E POSSIBILITÀ DI IMPLEMENTAZIONE
Ciò che è emerso è come la realtà virtuale vada a creare uno spazio privato che permette al paziente di “sfuggire” momentaneamente dalla realtà dell’ospedale, riducendone aggressività e agitazione. Un valido aiuto è stato apportato anche per quanto riguarda la concentrazione e la reminiscenza del paziente. Spesso, infatti, sono stati associati ambienti o situazioni vissuti durante l’esperienza a elementi della propria vita. Ma questa attività terapeutica ha aiutato anche a promuovere un umore positivo e un benessere generale che sono stati mantenuti per un breve periodo anche dopo la sessione.
Sebbene il VR non sembri avere avuto effetti terapeutici permanenti sulla memoria, i risultati ottenuti da questo studio sono incoraggianti. E’ stato dimostrato anche come sia possibile l’implementazione futura di uno strumento che ancora oggi viene visto come irraggiungibile.
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