L’ictus è una sindrome caratterizzata da un deficit neurologico che persiste per più di 24 ore, causato dalla chiusura – ictus ischemico – o rottura – ictus emorragico – di un‘arteria cerebrale.
In tutto il mondo sono circa 15 milioni le persone colpite ogni anno da questa malattia, che rappresenta la seconda causa di morte e la terza di disabilità. In Europa, l’incidenza varia tra i 95 e i 290 nuovi casi ogni 100.000 abitanti con circa 650.000 decessi all’anno. L’impatto, tuttavia, si è ridotto del 42% negli ultimi anni grazie all’avanzamento della medicina.
Ma come è nato l’Ictus? Chi l’ha identificato per la prima volta? La sua storia inizia molto tempo fa, addirittura ai tempi della Mesopotamia.
L’ICTUS NELL’ANTICHITA’
Si conosce ancora poco delle vicende che hanno portato alla scoperta dell’ictus, ma i primi documenti che ne parlano risalgono al 2° millennio a.C, nell’antica Mesopotamia e nella Persia. Ippocrate di Coo, considerato il padre della medicina scientifica, fu il primo a descrivere questo fenomeno di paralisi improvvisa utilizzando il termine “apoplessia”, che in greco indica “colpito con violenza”.
Millenni dopo, nel 1658, la storia dell’ictus ebbe un importante risvolto. Johann Jakob Wepfer, infatti, nel suo scritto Apoplexia, identificò la causa dell’ictus emorragico. Osservò, infatti, un sanguinamento nel cervello. Sempre nel medesimo scritto, distinse l’ictus ischemico, individuandone la principale caratteristica: un blocco dei vasi sanguigni.
Negli anni ’20 del 1900 l’ictus fu descritto per la prima volta come “accidente cerebrovascolare”. L’uso di questo termine, però, è oggi sconsigliato in quanto sottolinea erroneamente la natura casuale della malattia. Negli anni ’50, infatti, si è iniziato a parlare di “insulto cerebrovascolare” o “ictus”.
L’ICTUS OGGI
Nel 1970 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito l’ictus come un “deficit neurologico di causa cerebrovascolare persistente oltre le 24 ore o che porta al decesso entro le 24 ore”.
La sintomatologia è pressoché la medesima: difficoltà linguistiche, perdita di forza nel corpo, sensazione di formicolii, perdita della vista in una metà del campo visivo, vertigini ed emorragie.
Le cause, invece, mutano in base alla tipologia di ictus da cui si viene colpiti. Nell’ictus trombotico, per esempio, si forma un coagulo di sangue nelle arterie. Nell’ictus emorragico, invece, vi è la rottura di un vaso sanguigno che porta al cervello.
Nonostante oggi si conosca tutto di questa malattia, non esistono trattamenti in grado di prevedere un attacco o in grado di curarlo. L’unica soluzione è la somministrazione di medicinali – trombolitici o coagulanti – per cercare di far superare la fase acuta dell’ictus al paziente.
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