Il biochimico Casimir Funk, nel 1912, scoprì una sostanza, in grado di curare più rapidamente i malati, che oggi conosciamo come “vitamina B12”. Grazie a questa sua scoperta, Funk viene considerato da molti il padre delle vitamine.
Ma che cosa sono le vitamine? Si tratta di nutrimenti essenziali la cui assunzione è indispensabile per il nostro organismo. Forniscono energia, assicurano il rinnovo cellulare e proteggono pelle, capelli e denti. Tendenzialmente il nostro corpo le sintetizza in autonomia, ma devono essere comunque assunte tramite gli alimenti. Una loro carenza può provocare conseguenze più o meno gravi, tra cui alcune malattie.
Dal momento che svolgono un ruolo così importante per il nostro organismo, alcuni scienziati si sono chiesti se possano anche prevenire alcune patologie. È il caso di uno studio pubblicato sulla rivista Neurology che ha analizzato la correlazione tra Parkinson e vitamine.
L’IMPORTANZA DELLE VITAMINE C ED E
Ci sono voluti ben 18 anni di osservazioni e più di 43.000 soggetti sani, prima di giungere a una conclusione. Il gruppo sperimentale è stato composto nel modo più eterogeneo possibile, non solo dal punto di vista del genere, 45% donne e 55% uomini, ma anche dell’età, tra i 18 e i 94 anni.
In una prima fase di ricerca è stato somministrato a ogni partecipante un questionario incentrato sulle proprie caratteristiche fisiche e sullo stile di vita. In questo modo è stato possibile raccogliere informazioni sullo stato psico-fisico di ciascun soggetto. Successivamente è stata avviata la fase di raccolta dei dati. Lo studio si è concentrato sull’analisi delle vitamine E, C e il beta-carotene.
Dopo il tempo stabilito per l’osservazione, sono stati tratti i risultati. I partecipanti che hanno assunto in maniera regolare la vitamina C o E, hanno avuto un rischio inferiore del 32% di sviluppare il Parkinson. Questa percentuale appare più alta nel caso in cui ci sia stata un’assunzione combinata di entrambe le vitamine. Per quanto riguarda il beta-carotene, non è stato registrato alcun cambiamento nella prevenzione della malattia.
E LE ALTRE VITAMINE?
Lo studio precedente non è l’unico che si è orientato sul rapporto tra Parkinson e vitamine. Altre ricerche hanno scoperto come la vitamina D sia un possibile indicatore e un predittore della malattia. È stato infatti dimostrato come alti livelli di questa vitamina possano essere associati a un minor rischio di sviluppare il Parkinson. Non solo, ma con l’avanzare della malattia, questa vitamina tende a diminuire sempre di più. Inoltre, suoi livelli bassi, potrebbero supporre l’insorgenza di un deterioramento cognitivo.
La vitamina B12, invece, potrebbe aiutare a rallentare il decorso della malattia, come scoperto dalla ricercatrice Michela Deleidi dell’università tedesca di Tübingen. Iniettando la vitamina all’interno di cellule neuronali malate si è resa conto di come questa ne rallentasse la morte. Il test è stato effettuato anche sui moscerini malati. Iniettando nelle loro cellule la vitamina, la malattia è progredita più lentamente.
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