L’anticorpo monoclonale lecanemab ha recentemente ricevuto l’approvazione dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), segnando un passo storico nel trattamento della malattia di Alzheimer. Questo farmaco, che agisce contro la proteina amiloide, offre una nuova opportunità per i pazienti in fase precoce della malattia, caratterizzata da compromissione cognitiva lieve e demenza lieve.
La Lotta contro l’Alzheimer: Gli Anticorpi Monoclonali
La malattia di Alzheimer è causata dal deposito anomalo di proteine, come la beta-amiloide e la tau fosforilata, che danneggiano i neuroni e portano a un progressivo declino cognitivo. Questi cambiamenti avvengono molti anni prima che i sintomi clinici diventino evidenti. Negli ultimi decenni, la ricerca ha cercato di sviluppare trattamenti che possano rimuovere questi depositi e rallentare il declino cognitivo, con risultati promettenti grazie agli anticorpi monoclonali, tra cui lecanemab e donanemab (Fonte: IRCCS Ospedale San Raffaele).
Il cammino degli anticorpi monoclonali contro l’Alzheimer non è stato privo di difficoltà. Il primo anticorpo monoclonale, aducanumab, ha suscitato dibattiti riguardo alla sua efficacia e sicurezza, nonostante l’approvazione della FDA nel 2021. L’EMA, inizialmente, aveva respinto la sua approvazione, generando frustrazione tra i pazienti. Tuttavia, i dati positivi su lecanemab e donanemab hanno contribuito ad aprire nuove possibilità per la gestione della malattia (Fonte: Osservatorio Malattie Rare).
Lecanemab in Italia: Un Passo Avanti nella Gestione dell’Alzheimer
Lecanemab è stato approvato per i pazienti in fase precoce di Alzheimer che non portano due copie del gene ApoE4, poiché la presenza di due copie di questo gene aumenta il rischio di effetti collaterali gravi come edema cerebrale ed emorragie. I benefici del farmaco nel rallentare il declino cognitivo sono considerati superiori ai rischi, ma per garantire la sicurezza del trattamento sono previsti monitoraggi regolari tramite risonanza magnetica.
In Italia, l’approvazione di lecanemab è stata accolta positivamente. L’Intergruppo Parlamentare Alzheimer e Neuroscienze ha sottolineato l’importanza di questa decisione per oltre 600.000 pazienti italiani, ma ha anche evidenziato la necessità di ridurre le disuguaglianze regionali nell’accesso alle nuove terapie (Fonte: Museo della Scienza).
Il Centro per la malattia di Alzheimer e patologie correlate (CARD) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, diretto dal professor Massimo Filippi, è stato tra i primi in Italia a somministrare lecanemab. Il centro ha implementato un programma di diagnosi precoce e monitoraggio regolare per garantire la massima sicurezza ed efficacia nel trattamento.
Sebbene lecanemab non rappresenti una cura definitiva per l’Alzheimer, l’approvazione di questo farmaco segna un progresso significativo nella lotta contro la malattia, offrendo nuove possibilità per rallentare la sua progressione e migliorare la qualità della vita dei pazienti. Un monitoraggio continuo e una selezione accurata dei pazienti saranno essenziali per ottimizzare i benefici del trattamento. La continua ricerca e collaborazione tra istituzioni, scienziati e pazienti sono fondamentali per migliorare ulteriormente il trattamento dell’Alzheimer e sperare in nuove terapie nei prossimi anni.
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