Fare attenzione, prestare attenzione, attirare l’attenzione, osservare o ascoltare con attenzione… Molte volte pronunciamo o sentiamo queste parole nel nostro quotidiano. Ma cos’è l’attenzione? L’attenzione è un processo cognitivo che il nostro cervello attua attraverso un meccanismo chimico.
Le tipologie di attenzione
L’attenzione è utile perché si comporta come una sorta di filtro delle informazioni con cui costantemente entriamo in contatto. Vi sono però diverse tipologie di attenzione, che entrano in gioco in base alle situazioni che viviamo.
- L’attenzione selettiva è la capacità di focalizzarsi, in mezzo a una pluralità di stimoli, soltanto su quelli rilevanti in quel momento, inibendo contemporaneamente quelli non utili. Ad esempio, seduti a tavola con la tv accesa, riusciamo comunque a conversare con la persona che ci sta di fronte.
- L’attenzione sostenuta è la capacità di rimanere concentrati su un’attività per un tempo prolungato, rispondendo agli stimoli da essa richiesti fino alla sua completa esecuzione. È il caso di quando leggiamo un libro: per diversi minuti manteniamo la concentrazione e comprendiamo ciò che c’è scritto.
- L’attenzione alternata è definita come la capacità di passare da un’attività a un’altra, portandole avanti entrambe. Questo tipo di attenzione entra in gioco, per esempio, quando seguiamo una ricetta; capita infatti che, mentre mescoliamo alcuni ingredienti, dobbiamo interrompere qualche istante per controllarne altri sul fuoco.
- L’attenzione divisa somiglia a quella alternata, ma si differenzia da quest’ultima perché permette di concentrarsi su più attività in contemporanea. Quando la utilizziamo? Quando ascoltiamo una lezione e prendiamo appunti, ma anche quando guidiamo e chiacchieriamo con chi è in macchina con noi.
Una volta chiariti i vari modi in cui l’attenzione interviene nel nostro quotidiano, viene da chiedersi qual è il meccanismo alla base dell’attenzione. Cosa avviene nel cervello affinché tutto ciò sia possibile?
Cervello e attenzione: non solo acetilcolina nel meccanismo chimico
Scientificamente è noto il ruolo essenziale dell’acetilcolina nel processo cognitivo dell’attenzione. Si tratta di un neurotrasmettitore sintetizzato nel terminale assonale dei neuroni colinergici a partire da due sostanze: la colina e l’Acetil-coenzima A. I neurotrasmettitori, infatti, non servono soltanto per regolare le funzioni corporee come respirazione, frequenza cardiaca e riproduzione, ma coordinano anche i processi cognitivi.
Per molto tempo, gli scienziati hanno creduto che l’acetilcolina fosse l’unico neurotrasmettitore coinvolto nel processo di attenzione, in quanto eccita i neuroni e li induce a emettere segnali elettrici. Tuttavia, un recente studio ha portato alla luce l’intervento aggiuntivo di un altro neurotrasmettitore: l’acido gamma-aminobutirrico (GABA), che inibisce i neuroni dal ricevere e inviare messaggi.
La ricerca ha dimostrato che i due neurotrasmettitori collaborano in una sequenza precisa per regolare la trasmissione di segnali e lo fanno nel claustrum, una struttura sottile che riceve ed elabora le informazioni da diverse parti del cervello.
Nell’esperimento, effettuato sui topi, due tipi di neuroni del claustrum hanno risposto in maniera opposta all’acetilcolina e al GABA prodotti dal prosencefalo. I neuroni che si estendono alle strutture profonde del cervello sono stati eccitati dall’acetilcolina, mentre i neuroni che si estendono alle strutture sulla superficie del cervello sono stati inibiti dal GABA.
I due neurotrasmettitori, attivando il trasferimento di informazioni tra il claustrum e il resto del cervello, agiscono come un interruttore, regolando un microcircuito che permette al cervello di individuare le informazioni importanti e tralasciare quelle superflue.
Questa scoperta risulta fondamentale in campo clinico in quanto apre la strada per lo studio di trattamenti più efficaci contro i disturbi dell’attenzione. Non resta che attendere i risultati delle prossime ricerche.
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