L’intelligenza artificiale conversazionale ha fatto molta strada negli ultimi anni. Infatti, sono stati sviluppati numerosi modelli e piattaforme in grado di comprendere e rispondere ad ogni input fornito dall’essere umano.
Lo strumento che, in assoluto, ha fatto più parlare di sé negli ultimi mesi è ChatGPT, acronimo di Generative Pretrained Transformer. Si tratta di un chatbot che, attraverso algoritmi avanzanti di apprendimento automatico, elabora il nostro linguaggio naturale, generando risposte umane per ogni quesito.
La domanda che sorge spontanea è: perché non utilizzarlo anche per avere informazioni sulle demenze?
LO STUDIO IN CALIFORNIA: GOOGLE VS CHATGPT
Uno studio interdisciplinare condotto dall’Università della California, con la collaborazione degli scienziati dell’Università di Alabama e della Florida International University, ha messo a dura prova Google e ChatGPT con domande mirate sull’Alzheimer e sulle altre demenze.
Sono state, infatti, presentate ai due strumenti 60 domande incentrate su possibili dubbi o perplessità dei caregiver – coloro che prestano assistenza in ambito domestico al malato. In particolare, la prima metà delle domande riguardava le informazioni sui processi della malattia, la seconda i servizi offerti.
I risultati hanno sottolineato quanto segue. Google fornisce informazioni più attuali, ma i risultati vengono distorti dai fornitori di servizi e prodotti in cerca continua di clienti. Il motore di ricerca, infatti, si fonda sul pagamento da parte degli inserzionisti affinché i loro siti compaiano tra le prime ricerche della SERP. Per tanto, gli utenti vedono per primi i collegamenti dei siti web che tentano di vedere dei prodotti o servizi. Chat GPT, invece, offre informazioni più affidabili e accurate, sebbene siano più datate.
I risultati peggiori sono stati raggiunti, da entrambe le parti, sul lato della leggibilità: sia Google che Chat GPT offrono risposte difficili per le persone con livelli inferiori di istruzione o bassa alfabetizzazione sanitaria.
PERCHE’ LA SCELTA DI QUESTA MALATTIA PER LO STUDIO?
Va notato come lo studio non si sia concentrato su malattie cardiovascolari, ischemiche o sul Diabete. Perché? Secondo quanto dichiarato dagli stessi ricercatori, la demenza colpisce milioni di persone in tutto il mondo, oltre ad essere la terza causa di morte.
Non solo, ma è risaputo come i caregiver che si prendono cura di chi soffre di demenza sono i più interessati e coinvolti a cercare informazioni sull’argomento, dal momento che hanno il compito di prendere decisioni per conto delle persone malate.
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