Alla consapevolezza che ad oggi non è ancora possibile guarire dal Parkinson, si aggiunge però una nuova speranza grazie alla neurostimolazione del midollo.
Come per tutte le malattie neurodegenerative, anche per il Parkinson non è ancora stata trovata una cura definitiva, che permetta, cioè, di debellare la malattia. Tuttavia, al momento si dispone di alcune terapie che ne alleviano i sintomi, tra cui il trattamento farmacologico con:
- la levodopa, precursore della dopamina; essa, infatti, somministrata assieme ad altri farmaci, è in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica e trasformarsi in dopamina soltanto una volta che ha raggiunto il cervello;
- gli agonisti della dopamina, che imitano l’azione di questo neurotrasmettitore, legandosi ai suoi recettori e attivandoli;
- gli inibitori delle monoamino ossidasi, che aiutano a prevenire la disgregazione della dopamina naturale (sintetizzata dall’organismo) e quella assunta sotto forma di levodopa;
- gli inibitori delle Catecol-O-Metil Transferasi (COMT), che prolungano l’effetto terapeutico della levodopa.
Oltre al trattamento coi farmaci, ai malati di Parkinson sono anche consigliati logopedia, terapia psicologica, riabilitazione motoria e cognitiva.
TRATTAMENTI NON FARMACOLOGICI PER IL PARKINSON: LA STIMOLAZIONE CEREBRALE PROFONDA…
Fra i trattamenti non farmacologici vi è anche la stimolazione cerebrale profonda (DBS). Si tratta dell’inserimento di elettrodi nelle aree cerebrali deputate al controllo del movimento. Tali elettrodi vengono collegati a un neurostimolatore (simile a un pacemaker) collocato nella sottocute dell’addome. Esso invia degli impulsi elettrici agli elettrodi, bloccando i segnali che provocano i sintomi motori disabilitanti.
Questo intervento chirurgico è tuttavia molto invasivo, in quanto prevede la perforazione del cranio in anestesia locale, oltre al fatto che non è indicato per tutti i pazienti. Prima dell’operazione, infatti, il paziente viene sottoposto a un approfondito esame clinico.
… E LA NEUROSTIMOLAZIONE DEL MIDOLLO
La ricerca sulle terapie non farmacologiche ha recentemente offerto una nuova speranza per alleviare i sintomi motori in maniera significativa nei pazienti che non rispondono più né ai farmaci né alla stimolazione cerebrale profonda.
Parliamo di un nuovo tipo di neurostimolazione, ovvero una stimolazione elettrica attraverso l’inserimento di una neuroprotesi nella parte più bassa del midollo spinale, che è responsabile dell’attivazione dei muscoli delle gambe quando si cammina.
Anche in questo caso, il generatore di impulsi è posizionato sottopelle nella parte addominale. Gli elettrodi però, anziché essere inseriti nel cervello, sono posizionati nella zona lombo-sacrale.
Il paziente sottoposto alla sperimentazione ha ottenuto risultati sorprendenti, riuscendo, dopo due anni, a camminare quasi normalmente utilizzando la neuroprotesi per circa 8 ore al giorno. Tuttavia, non è ancora chiaro se tale trattamento è adatto a tutti i pazienti. Non resta che attendere.
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