Sebbene l’aiuto delle terapie sia fondamentale per le malattie neurodegenerative, anche qualche consiglio dispensato da un podcast può rappresentare un valido supporto sia per i malati che per i caregiver.
Essere affetti da demenza o accudire qualcuno che ne è affetto significa infatti affrontare una serie di difficoltà quotidiane. Sia il malato, sia colui che lo assiste, sperimentano notevoli cambiamenti e disagi nel decorso della malattia, a partire dal momento della diagnosi. Il primo vede perdere gradualmente il controllo delle proprie facoltà, mentre il secondo si assume il carico di responsabilità, preoccupazioni e incombenze.
Spesso, il caregiver può andare incontro a forte stanchezza fisica, stress ed esaurimento emotivo. Inoltre, qualora assumesse questo ruolo improvvisamente o inaspettatamente, potrebbe non sentirsi preparato né tecnicamente né psicologicamente. Per questo, si rende talvolta necessario un sostegno da parte di altri soggetti o di figure professionali.
Tuttavia, anche confrontarsi con persone che hanno un percorso simile o che possono offrire qualche consiglio in merito alla gestione della situazione, può rappresentare un conforto e far sentire i caregiver meno soli.
QUANDO UN PODCAST FA SENTIRE MENO SOLI MALATI E CAREGIVER
“Chi sei? le parole che curano” è un podcast nato proprio a supporto di malati e caregiver. Il progetto è stato creato da due sorelle triestine, Federica e Stefania degli Ivanissevich ed è frutto di un’esperienza personale.
Il podcast è formato da 13 puntate, in ognuna delle quali vi è un dialogo o un racconto di vita quotidiana, più un parere di una persona esperta che aiuta i caregiver a costruire, accettare e gestire una nuova routine e una nuova relazione con il malato. Il primo passo per stare vicino a un malato di demenza è infatti l’accoglienza della malattia e l’accettazione del cambiamento.
A dare il loro contributo non sono soltanto psicologi, ma anche erboristi, arredatori di interni e architetti. Questi ultimi offrono preziose indicazioni su come sistemare la casa. L’obiettivo è quello di offrire sostegno e prevenire situazioni di esaurimento e stress eccessivo, in cui il caregiver si sente solo, impotente e incapace di relazionarsi con l’accudito.
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