La riserva cerebrale (BR) e la riserva cognitiva (CR) si rivelano fondamentali in relazione alla demenza, in quanto rappresentano i meccanismi di resilienza del cervello all’invecchiamento fisiologico e patologico. La parola “riserva” si riferisce alla capacità di mantenimento di una specifica funzione (a livello cellulare, organico o sistemico) in presenza di un danno acuto o cronico.

Sebbene possano sembrare intercambiabili, in realtà riserva cerebrale e riserva cognitiva hanno due significati differenti. La prima indica la soglia di danno oltre la quale il cervello manifesta un disturbo; la seconda invece riguarda l’efficienza con cui il cervello sopperisce al danno subito attraverso il reclutamento differenziale di reti neurali e strategie cognitive alternative.

Un’ulteriore differenza fra le due tipologie di riserva riguarda la loro stabilità durante la vita di una persona. Infatti, mentre la riserva cerebrale tende a essere costante nel tempo, la riserva cognitiva è caratterizzata da una certa dinamicità, in quanto può essere aumentata grazie alla stimolazione cognitiva continua, all’istruzione e ad attività mentalmente stimolanti. Ma perché BR e CR sono così importanti nel contesto della demenza?

DEMENZA: PIÙ RISERVA, MENO SINTOMI

Una revisione scientifica dell’argomento, pubblicata il mese scorso, ha confermato che la condizione ottimale è quella in cui sia la riserva cerebrale che la riserva cognitiva sono elevate, in modo tale che, qualora l’individuo fosse colpito da una forma di demenza, essa avrebbe una manifestazione sintomatica ritardata nel tempo oltre ad una progressione più lenta. Al contrario, una dote scarsa di entrambe le riserve potrebbe portare a un esordio precoce e a una progressione rapida della malattia neurodegenerativa.

E se si avesse un alto livello di CR ma un basso livello di BR? Si potrebbe verificare l’effetto protettivo della CR e quindi la possibilità di un ritardo nell’insorgenza della patologia, ma in seguito alla comparsa dei sintomi, a causa della limitata BR, il cervello potrebbe non essere in grado di compensare i danni a livello strutturale. La conseguenza sarebbe pertanto un rapido declino cognitivo.

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