Diagnosticare la malattia di Alzheimer non è semplice e neppure economico. I medici solitamente usano scansioni celebrali e prelievi spinali. Metodiche invasive e costose che vengono utilizzate solo quando il paziente mostra i primi segni del declino cognitivo. Ovvero nel momento in cui la malattia sta già procedendo e rallentarla è difficile, se non impossibile.

È possibile prevedere chi svilupperà il morbo di Alzheimer con anni di anticipo grazie all’intelligenza artificiale?

LO STUDIO DI IBM: IL TEST LINGUISTICO

È proprio partendo da questa domanda che gli studiosi dell’International Business Machines Corporation (IBM), insieme con la casa farmaceutica Pfizer, hanno messo a punto di recente una nuova metodica. L’obiettivo? Riuscire a predire con molti anni di anticipo l’insorgenza della malattia.

In sostanza si tratta di un test linguistico, che viene analizzato e valutato da un modello di intelligenza artificiale. Il modello si basa sui dati del Framingham Heart Study (FHS), un’indagine longitudinale su più di 5000 individui che si protrae da diversi decenni.

In questo test, ai partecipanti allo studio viene chiesto di descrivere per iscritto l’immagine del furto di biscotti. L’immagine raffigura tre personaggi in una cucina: una donna in un lavandino traboccante d’acqua; un ragazzo su uno sgabello che raggiunge un barattolo di biscotti in un armadietto e una ragazza che aspetta di ricevere un biscotto dal ragazzo.

I RISULTATI OTTENUTI

Le analisi hanno mostrato che l’insorgenza futura della demenza era associata a ripetitività, errori di ortografia e linguaggio telegrafico, che è definito come un discorso privo di struttura grammaticale fluida e di continuità. In questo modo sarebbe possibile raccogliere informazioni sui cambiamenti di linguaggio che una persona può avere. Il più delle volte senza accorgersene.

Secondo i risultati pubblicati sulla rivista scientifica “The Lancet”, il test, sottoposto a 80 persone di 80 anni, si è dimostrato in grado di prevedere gli esiti con una precisione del 75%.

IL FUTURO

Questo studio apre nuovi orizzonti. Per la prima volta sono state prese in esame persone che non mostrano problematiche. Verificare l’esistenza di possibili anomalie può essere il primo step. Successivamente, grazie al neurologo, si potrà avere una valutazione più approfondita.

In futuro, come ha affermato Ajay Royyuru (capo della sezione Healthcare & Life Sciences di IBM), il modello potrebbe essere semplificato. Così da poter essere utilizzato da chiunque, quando si vuole, con una semplice app scaricata sul telefono.

www.nytimes.com/2021/02/01/health/alzheimers-prediction-speech.html

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